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mercoledì 21 gennaio 2015

Mr & Mrs!


Siamo tornati. In realtà una settimana fa. C'è stato da riprendere la vita di sempre e soprattutto i menù di sempre.
Si si, proprio menù visto che tra matrimonio, un paio di giorni in famiglia a Natale, il cibo ammmmericano e l'all inclusive messicano, abbiamo i vestiti che non ci stanno esattamente come un mese fa.
Un mese fa: me l'ha fatto notare oggi un compagno di allenamento. Non avrei sbagliato di molto in realtà, pronta a festeggiare domani 22 gennaio, ma contando i 31 di dicembre...

E così sono volati questi giorni, ancora più è volato quel giorno. Il giorno prima: l'ansia, l'agitazione, il nostro anniversario, le ultime cose da fare, fedi da ritirare, anello di fidanzamento dimenticato dal gioielliere, polli arrosto mangiati con mother sister e testimone (santo subito) e poi il 22.

Un'ora di sonno per me, sul divano. La scrittura a mano sul libretto dei "Ti ho scelto perché..." che avremmo letto l'indomani, il whatsapp all'ing. alle tre "ma l'anello non l'hai ritirato insieme alle fedi?", la sveglia spenta prima che suonasse alle cinque, il caffè e la doccia: fatta con tutta calma. L'arrivo della truccatrice, le chiacchiere e la tranquillità mentre "le altre" si agitavano con moderazione. Quindi la parrucchiera che divertita mi dice:"Sisi, tu stai serena adesso. Quando arriverà il fotografo non si capirà nulla".
E menomale che i fotografi sono amici. Perché, come profetizzato, non si è capito nulla. O almeno, io non ho capito più nulla e mi sono fatta guidare. E nemmeno avessi preso una boccetta di valium, continuavo a fare le cose senza scompormi minimamente.

Mi sono scomposta, appena appena, solo quando, a cento metri dal Teatro dove avremmo svolto il rito, in perfetto orario, arriva una telefonata sul cellulare di mio padre: sorella, madre, cognato e testimone si sono persi. Io lo dovevo sapere. Ma appena appena eh. Anche perché con loro ad ipotetici quaranta minuti di macchina da noi, poco potevo fare.
Alla fine, tra chiamate dell'autista (altro amico santo subito!) allo sposo e all'amico che aveva la delega per officiare il matrimonio, tra qualche risata forzata e qualche esercizio di respirazione, è passata mezz'ora ed ho potuto fare il mio ingresso in sala.

Solo che lì non ce l'ho fatta: sono stata sul punto di versare caldi lacrimoni non appena l'amica flautista ha iniziato a suonare Gabriel's Oboe ed il tremore mi ha accompagnata per buona parte del rito.
A mia discolpa posso dire che anche la voce dell'ing. non era esattamente ferma.
Però abbiamo riso ed abbiamo fatto ridere.

Per il resto è stato tutto esattamente come desideravamo: siamo stati bene, siamo stati degli sposi che hanno mangiato e hanno bevuto (mi hanno detto che la sposa beve per finta, che roba!), hanno scherzato e fumato e ribevuto e rimangiato con i propri invitati.

In questo piccolo racconto c'è una parola che ho ripetuto spesso: amici.
Eravamo in pochi, eravamo cinquanta circa: per scelta abbiamo stretto di molto il giro parentale, il resto, tutti amici.
E li abbiamo coinvolti: il mio testimone è il mio amico storico, quello che affettuosamente ho sempre chiamato "marito" e che ha dovuto mediare le mie ansie. 
L'autista invece è della cerchia di amici dell'ing. che poi ho avuto modo di conoscere anche io trasferendomi: è un ragazzo apprensivo eppure per noi quella mattina alle 7 ha portato una macchina nuova (non sua) a lavare, poi è passato dal gioielliere per prendere l'anello che avevamo dimenticato ed è venuto a caaaasa. In più si è trovato a dover rimanere tranquillo mentre tutti si agitavano per i desaparecidos!
Il celebrante è un altro amico che il giorno prima aveva provato con noi la scaletta del rito e che ci ha prestato una macchina presa solo un mese prima. Con lui la moglie, che ha letto dei brani e che si è trovata a sistemare il foyer per il nostro brindisi stesso quella mattina!!!
La flautista è amica da anni e anni: pensare che quando io avevo 16 anni e lei pochi in meno, non ci potevamo vedere. Con lei ho lavorato in giro con le orchestre ed ho dato esami anche importanti.
Il barman che ha preparato il brindisi nel foyer è il NOSTRO barman. All'inizio solo dell'ing., ma da tre anni a questa parte direi che è anche il mio!
I fotografi: beh qui c'è una storia di amicizia non indifferente. Io l'ho conosciuta cinque, sei anni fa, ma quanto affetto! E poi c'è lui che io non conosco bene, ma che per amicizia dell'amicizia si è offerto e praticamente ha lavorato un'intera giornata dietro due riottosi dell'obiettivo.

E gli amici che non erano fisicamente con noi: quanti biglietti, quanti messaggi...

E poi i parenti: perché pochi, ma ottimi.
(il sushi, hanno mangiato il sushi!!!)

Ora continuiamo a guardarci le foto di questo matrimonio già con quella saudade che lo sapevamo, ci avrebbe preso al ritorno. Banalmente conformi ci ritroviamo a pensare che forse quel nervosismo da preparativi, quei preparativi stessi, quei giorni pieni che sembravano non dover finire mai ed il nostro 22 dicembre non arrivare più, non erano poi così male.

Conservo un ricordo stupendo di tutto quello che è stato e l'unica paura che ho in questo momento è di dimenticare tutte le emozioni vissute. Ma l'unico uomo che ho mai desiderato sposare mi è accanto e sono certa che solo insieme riusciremo a tenere vivo il ricordo di tutto questo.








No, se vi state per sposare sappiate che non è tutto rose e fiori: l'organizzazione metterà a dura prova la vostra pazienza. Nelle settimane precedenti avrete a che fare con fornitori che non vi danno troppo affidamento (ma alla fine andrà tutto bene), fornitori che invece vi danno affidamento, ma che giustamente vorrebbero anche sapere il numero esatto degli invitati, fai da te improvvisati e cerimonie idem ed invitati che ancora oggi, 21 gennaio, non sai se verranno o meno al tuo matrimonio o se l'invito è arrivato (ma poi alla fine...ah, no, il matrimonio è già passato!).
 Gli imprevisti quel giorno saranno dietro l'angolo, voi sarete più vulnerabili e qualsiasi cosa vi sembrerà irrimediabile. Non è così: quel giorno, nonostante qualche piccolo zampino del fato, nulla vi scalfirà. Non almeno eccessivamente.
Noi siamo stati fortunati ed amati.

Per tutto il resto...c'è stato il viaggio di nozze!










venerdì 12 settembre 2014

Allenati un corno!

Mi si permetta il titolo esplicito.

Nell'ultimo post, tra l'altro risalente ad una "vita fa", dicevo che siamo "allenati alla lontananza". Ecco, magari era così quando facevamo i pendolari dell'ammmore: ora che abitiamo sotto lo stesso tetto da quasi due anni e mezzo, l'allenamento è andato a donnine.

Noi comunque, stavamo preparando un matrimonio, ricordate?
Solo che questa estate ci ha tolto un po' di certezze e ci siamo praticamente fermati con i nostri giri. L'ultima cosa che abbiamo fatto, gli ultimi giorni di luglio se non sbaglio, è stato toglierci lo sfizio di farci preparare una decina di sacchetti verdi per la promessa di matrimonio che avevamo programmato a fine agosto di modo da poter avere con noi le famiglie.
Il socio, lunedì 4 agosto mi disse anche: "giovedì 7 sono pronti i sacchetti, li vai a prendere tu?".

Ceeeerto Amore mio, non ti preoccupare, prendo la macchin...
Accade invece che con una certa tempistica comica, il giorno dopo aver dato la prima mano di pittura alla sala da pranzo, pronti per la seconda, dica al socio:"Portami in ospedale". E siamo a mercoledì 6 agosto.
Non me ne vogliano i medici, ma la mia storia personale mi ha portato a mal sopportare la categoria, gli ospedali e le medicine, quindi non sono una di quelle che chiede un medico per un mal di pancia.
Solo che ho temuto realmente di essere sotto infarto e a farla breve mi sono fatta una vacanza di otto giorni in ben due ospedali (però è fiQuo essere trasferiti con l'ambulanza se non sei morente).
La prima settimana di ferie, l'ing. l'ha fatta facendo la spola ogni santo giorno tra casa ed il reparto di cardiologia, dove, per inciso, avevo una comoda stanza unica, con bagno privato e aria condizionata indipendente. Vi assicuro che dopo due giorni in medicina, con l'ansia a mille che mi morisse la vicina di letto, è stata davvero una vacanza.



Solo che l'ospedale è pur sempre ospedale, nonostante tutto e la lontananza è tremenda, in special modo quando vivi alla giornata e non sai quando ti dimetteranno perché sostanzialmente non trovano nulla che giustifichi realmente il fatto che tu sia arrivata in pronto soccorso a quella maniera.
Vabè.
Comunque è passata e come in tutte le esperienze non sono mancati siparietti "comici".
Merita particolarmente, oltre al fatto che in p.s., con una flebo nel braccio, ancora in dispnea e con un elettrocardiogramma in corso, ho dovuto ripetere una decina di volte che quella mattina si, mi ero allenata (ad agosto avevo programmato 12km di corsetta a giorni alterni per 3 volte a settimana), ma lo avevo fatto alle sei di mattina e non prima di sentirmi male, la dottoressa che alla vista dello svuotamento della pelle sul ventre prima mi chiede quanti chili avessi perso, poi insiste che a lei potevo dirlo "hai preso delle pillole per dimagrire!".
Avesse avuto una lampada da investigatore dei film da buttarmi in faccia, penso l'avrebbe fatto, anche perché in quelle tre ore di ps ha continuato ogni tanto a rimbeccarmi con cose del tipo "eh, ma lo devo sapere se hai preso delle pillole...". Un altro po' e avrei ceduto, davvero.
Alla fine sembra si sia convinta  del fatto che oltre a non aver preso mai nulla, il grosso l'abbia tolto ormai cinque anni fa. Penso anche che si sia rassicurata quando mi ha vista non avere nessuna crisi di astinenza da anfetamine. Sempre che le anfetamine portino astinenza...boh!



Chiusa la parentesi ospedale, noi però abbiamo cambiato i programmi. Non mi vergogno a dire che abbiamo pensato un po' a noi e nel giro di un paio di giorni ci siamo organizzati qualche giorno prima in Umbria dalla sister e poi alla nostra Pienza. Quattro giorni necessari.

Alla fine abbiamo ripreso a programmare questo matrimonio (avevate paura avessimo desistito?) in questi giorni e se ora mi giro a sinistra, verso il muro, trovo una bacheca.
Eh si. Più che una scrivania di un salotto questo è diventato un vero angolo ufficio. Ci sono post it, barre colorate, appunti e non potete capire quanto sia emozionante ritornare a questa che forse non è la normalità, ma è quella normalità di uno degli anni più belli della nostra vita di coppia.
Non nascondo che non avessi il santo uomo vicino, più di una volta avrei mandato a quel paese, senza nemmeno passare dal via ed in maniera improduttiva, la maggior parte dei dipendenti comunali (chi ha detto che sposarsi solo civilmente sia facile?).
Però fa parte del gioco e tornare a caaaasa, dopo aver fatto qualcosa per il nostro giorno, evidenziare in verde la voce apposita in bacheca è un sorriso in più in una giornata insieme.



Alla fine, ribadisco, l'ospedale è stata una parentesi, una brutta parentesi perché ci ha resi un po' più insicuri. Un po' più ansiosi l'uno con l'altra, ma ci siamo ritrovati ancora più stretti.

Alla fine oggi è un bel giorno.
E' il mio compleanno e non so ancora come, ma lo festeggeremo insieme.
Mancano cento giorni al 22 dicembre e ieri, sul nostro divano, abbiamo finalmente aperto con cognizione di causa i nostri confetti verdi.
Perché da ieri pomeriggio siamo un po' più legalmente uniti di prima: i promessi sposi hanno promesso!
(e che impressione vedere i nostri nomi su un documento matrimoniale...)





martedì 28 gennaio 2014

Due in un sol colpo


-Sei pronta?-
- Insomma...-
- Tanto andiamo! -



Come sempre, quando mi serve quell'ultima spintarella per fare qualcosa, l'ing. è determinante. E così, in una giornata di pioggia casertana, dopo essersi preso un paio di ore di permesso (che porello, sconterà tornando più tardi in questi giorni, immagino), è passato a prendermi per andare all'appuntamento.
Ora, io ho 31 anni, non 15 e anche per colpa del carattere che mi ritrovo, tendo a pensare un po' troppo alle conseguenze. Si trattava di una cosa "per la vita" e visto che questo è l'anno (e si spera, gli anni) in cui deciderò e decideremo un po' di "cose per la vita", direi che è stato il tempo giusto.
Dopo aver fatto il piercing al naso a 26 (?) anni, ho deciso di intrattenermi con un tatuatore opportunamente selezionato secondo precisi canoni di igiene e serietà nel lavoro (nonché prezzo!) per un paio di ore.
Un paio di ore e qualche pausa ci sono volute non per arazzarmi l'intero corpo a mo' di Cappella Sistina, ma per realizzare i due tatuaggi che avevo in testa.



Insomma, la mia prima volta in uno studio di tattoo è stato doppio! 
Il tribale è stato più un vezzo e come tale ("Chi bella vuole apparire un poco ha da soffrire"!) ha fatto maluccio in qualche punto. La farfalla dietro la mia zazzera (parte del collo dove non ci sono capelli) invece è IL tatuaggio: quello che pensavo di fare da anni, quello che avrei sempre voluto sul mio corpo fossi mai riuscita ad abbassare il livello di DCA. Quello che simboleggia il mio rinnovamento.
E quello che non ha fatto assolutamente male, tanto che quando l'uomo con la pistola ad aghi ha detto:"Abbiamo finito!", alla maniera della ragazzina PIC (la ricordate?) ho risposto:"Di già?".

E allora oggi me ne sto buonina a casa, salto l'allenamento e mi spalmo di pantenolo. Per una settimana mi toccherà mettere a ferro e fuoco solo la parte superiore del mio corpo, evitando corse e corsettine, ma da amante della ghisa e poco del cardio mi va più che bene.

E basta così.
Anzi no.
Non vi raccontavo la parte più divertente, ovvero qualche reazione all'evento.

Mia cognata, divertita
- Dià a te il matrimonio ti ha dato alla testa! -

Mia sorella, tatuata e piercingata prima e più di me
- Ma finalmente! Ora però tocca raggiungermi come numero... -



Mio marito, nonché mio futuro testimone di nozze
- Grandeeee! Voglio farlo anche io! -

Mia madre alla quale inizialmente ho mandato un whatsapp sperando fosse in treno e dalla quale ho ricevuto pronta chiamata
- Sei seduta?-

- Che è successo? -

- Niente Mà, tranquill... -
- Sei incinta? -
- Noooooo! Ma ieri Augusto mi ha accompagnata a fare un tatuaggio. Anzi due. -
- Ma voi non siete i tipi da tatuaggio!-
- Infatti ne ho fatti due io -

Mio padre (che odia i tatuaggi ed i piercing, che ha piantato storie quando mia sorella è tornata con i suddetti, che ha accusato la stessa mia sorellina quando IO sono tornata con il piercing)

NON PERVENUTO
(L'ing. pensa che quando lo saprà darà la colpa a lui!)






mercoledì 5 giugno 2013

Di Q e matrimoni e vestiti.

Tanto che non scrivo, ma il peggio è passato.
Quando leggo le cose che riesco a scrivere in periodi malati, mi viene la pelle d'oca. Ritorno al pensiero di non ricordo quale libro sul dca in cui si graficizza il disordine alimentare, di qualsiasi tipo, con una Q: una grande, immensa, enorme Q sulla quale "noi con i problemi" viaggiamo costantemente. La percorriamo per intero e durante questa che non è una passeggiata, abbiamo i nostri alti ed i nostri bassi, fino a quando, lo auguro a tutti, non prendiamo la via che conduce all'uscita; quella della coda della famosa Q.

Quello che mi chiedo -e non da oggi- è: ma allora le mie uscite sono state fittizie? Come ho fatto a ritornare sulla giostra? E ancora lo stesso interrogativo: dovrò combattere con questa lettera tutta la vita?

Comunque sia è ufficiale: a meno che non accada qualche cosa strana, ho la sorellina che a fine luglio si sposa. La piccola di casa, decisamente più anziana sotto il punto di vista della convivenza, ha deciso di impalmare un altro santo uomo. La sottoscritta sarà la sua testimone, cosa che ho accettato con grande giubilo, visto che si tratta di mia sorella e che sotto molti punti di vista festeggeremo un matrimonio ideale. Pochissime persone (e quando dico pochissime, credetemi), pranzo in agriturismo in toscana e naturalmente "cerimonia" in comune.

Una cosa decisamente non sfarzosa, dunque avevo già pronto il mio bel vestitino che, non scandalizzatevi, avevo già usato per un matrimonio esattamente un anno fa.
Lo misuro, ma non mi preoccupo anche se si deve stringere: è di buona fattura e dove l'ho comprato hanno anche la sartoria per gli aggiusti. Lo stesso negozio dove proprio ieri ho portato pansymother a fare shopping matrimoniale. Dunque mi sono armata di vestito e alla gentile commessa ho chiesto se dopo aver sbrigato mia madre potevo misurarlo per prendere le misure. Tutto bene fin tanto, davanti una giuria di ben tre sarte, ho messo su quello che dovevo mettere.
"Eh, ma questo è largo qui, ma che hai fatto in un anno, ma se chiudo qui comunque ti va largo, e questo tessuto potrebbe non reggere" eccetera eccetera.
Insomma avrei dovuto spenderci la metà del costo del vestito stesso senza sapere a cosa andavo incontro: in pratica il vestito poteva essere inutilizzabile.
E no, mi fido di queste sarte, non solo perché ho già avuto modo di vedere il loro lavoro, ma perché se io compro un altro vestito a loro non entra nulla in tasca che non sia lo stipendio.
E se così non fosse, amen.
Fatto sta che, messi abbondanti limiti di spesa, mi sono fatta consigliare per un abito nuovo. Ci ho messo dieci minuti e sono rimasta soddisfatta.

La morale di tutta questa avventura è semplice, ma per comodità la suddividerò in più punti:

- devo mettermi in testa che ormai le taglie le trovo facilmente
- sono in un periodo in cui mi vedo bene: complice il mangiare secondo regola (con i dovuti e necessari strappi anche consistenti durante il fine settimana che inizia con il cocktail o la pizza di venerdi) e la palestra che frequento 5 giorni su 7 (sempre pesi e cardio, ma un giorno sono di riposo attivo con solo cardio)
- inizio ad amare seriamente la mia schiena e le mie spalle ed in generale, dopo un periodo di stanchezza mi sento meglio (e sto ascoltando di più il mio corpo).

Un'unica cosa non metto in lista è un interrogativo o una riflessione alla quale sono stata portata dall'ing.:

mi sto accontentando?

Mi spiego meglio: nella ricerca del vestito, come ho scritto più sopra, sono stata fortunata. Ma è realmente così? Quando mi sono vista allo specchio mi sono detta che il vestito, vuoi per il costo, vuoi perché mi piaceva come stava, doveva essere quello. Non ne ho provati altri. Mi sono realmente innamorata di quel vestito o mi sarei innamorata ancora di più di un altro? Non ne ho provati altri perché sapevo che quello era il massimo o perché -dannata pulce nell'orecchio- abituata ad altri tempi in cui mi dovevo accontentare che le cose semplicemente "mi stessero" per quantità di tessuto, non ho approfondito la scelta?
Per carità, un vestito se sta male sta male: non era questo il caso. Ma visto che ora ho misure decisamente più "normali" e che la palestra mi sta dando delle proporzioni più armoniche, sono io che non oso? Che non scelgo realmente?

martedì 23 ottobre 2012

L'altra faccia dell'esser sani: gli americani

Nessuna disquisizione circa gli americani in palestra, circa la Michelle che ha portato avanti la famosa lotta contro l'obesità e tutti i luoghi comuni sul mangiare ogni giorno nei fast food.
Però però però: alla sottoscritta, detentrice -ancora- di una bella disoccupazione (non dell'assegno di...) capita sovente di "fissarsi" in varie perdite di tempo. 
Ora mi è venuta la fissa di instagram. Non ora in realtà, solo che ho scoperto, grazie ad un gruppo americano su facebook, che potevo usare detto programma (lo conoscete? È quello dove si pubblicano le foto e collegandoci gli hashtag funziona come twitter. Ma con le immagini.) per scambiare idee sugli allenamenti, sull'alimentazione specifica e per spronarsi un po'.
Ho iniziato seguendo la pagina di una ragazza che -vabè- "daje e daje" tra poco prenderà la certificazione per personal trainer; poi sono capitata sulla pagina di un'altra ragazza, decisamente più umana ed in carne come me, che sta seguendo un'alimentazione sana e si allena tutti i giorni.

Un colpo di fulmine con questo gruppo, tanto che quando ha indetto la sfida di un plank al giorno, mi ci sono buttata a capofitto, io che avevo fatto si e no una decina di plank in tutta la mia vita e non mi erano nemmeno piaciuti.
Ora sono al 19° giorno di plank e mi sento una bestia, o come dicono su instagram #likeabeast .


Comunque di questi gruppi ce ne sono a bizzeffe su facebook: basta riuscire ad inquadrare quelli più equilibrati. Solo che gli americani sembrano essere una spanna sopra e sto scoprendo davvero un mondo: per niente mi ritrovo davanti persone "normalissime" (dove normalissime sta per "non culturisti" o atleti) che ogni mese fanno test specifici per calcolare esattamente quanto grasso hanno in corpo e quanto muscolo hanno guadagnato. Io al massimo mi peso sulla bilancia dell'ing. e quando vedo quanta massa grassa mi calcola mi scoraggio.
Poi hanno questa fissa del mangiar sano #eatclean e si organizzano: c'è gente che si organizza i pasti per un'intera settimana in enormi freezer e coloratissime scatole per alimenti. Naturalmente ogni cosa deve essere documentata e pubblicata ed io prendo spunto per le mille ricette che son capaci di tirar fuori con cose apparentemente schifose o insapori. A mia volta pubblico le mie ricette con le tabelle nutrizionali ed i #macros e tengo nota degli allenamenti.

E poi e poi, cosa più divertente mi hanno fatto scoprire un'applicazione per l'ipad (ma penso ce ne siano anche per l'iphone e per android) che mi aiuta a bilanciare i miei cinque pasti giornalieri, soprattutto in vista del #prewo e del #postwo (prima e dopo l'allenamento) con tutti i macronutrienti al posto giusto.
È chiaro che non lavorando di tempo ne ho un po' di più, ma credetemi, a parte l'allenamento in palestra che tra tempo effettivo, doccia e asciugatura capelli mi porta via due ore, per il resto non ci vuole molto.

E la cosa migliore è che adesso mi vedo bene: mangio più di tre settimane fa (soprattutto più carboidrati e proteine), mangio meglio e con più gusto ed il peso rimane sempre lì. Ma sto mettendo qualche muscoletto che mi piace tanto e a parte quella pelle avanzata sullo stomaco che è l'unico mio cruccio (ma non tale da sottopormi alla chirurgia), mi piace specchiarmi. E mi piace anche che l'ing. mi veda bene e che ogni due per tre mi abbracci facendomi i complimenti. E mi piace che lui sia orgoglioso di me, anche se ogni tanto pensa mi stia di nuovo fissando.

E se siete curiosi andate su instagram e aggiungete m_pansy . 
Magari non di sabato o domenica.
I miei #rest day sono sacri e soprattutto le tabelle con i macronutrienti le rimando al lunedì (ovvero sul mio account potete trovare tranquillamente, in questi giorni, foto di lasagne e piatti succulenti!)

Ora attendo la #novemberchallenge sperando che si decida per una sana sfida di squat (che solo a questa maniera posso decidermi ad eseguirli!)

E basta.
E siate tutti più #healthy :D




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Note a margine

La pagina facebook di cui parlavo è https://www.facebook.com/FitChicksEat
L'app. che sto usando è Myfitnesspal www.myfitnesspal.com 
E instagram vabbè, instagram lo conoscete, no?

lunedì 17 settembre 2012

Dichiaro chiusi i festeggiamenti!

Nemmeno fossi la regina Elisabetta, ieri sera, andandocene a dormire, l'ing. ed io abbiamo dichiarato chiusi i festeggiamenti per questi ormai famosi 30.
Quel santo uomo infatti, il giorno del mio compleanno ha chiesto un giorno di ferie, quindi abbiamo iniziato a gozzovigliare la sera prima (martedì 11) all'ormai abituale bar. 
Il giorno dopo, pranzo "celebrativo" in due in un ristorante in cui andiamo da anni proprio a festeggiare: prima lo chef ci vedeva più spesso, ora il caro ragazzo si è beccato una stella michelin e amén. Ce lo teniamo per queste occasioni.
Giovedì e venerdì di "decompressione alimentare" per poi uscire sabato sera (e che fai, non esci?): pizza ortolana (con verdure fritte), 1/3 di pizza fritta con ricotta e prosciutto, birra e naturalmente cocktail!

Avrete capito che da queste parti festeggiare vuol dire soprattutto mangiare cose buone buone e condividere. Potevo dunque non farlo con le famiglie (suoceri e genitori)? Ieri, domenica, in sei a caaasa!
Le mie manie da cuoca hanno preso il sopravvento e al grido di "ce la posso fare", ho preparato tutto: il menù prevedeva piatti tradizionalmente domenicali, ma soprattutto LEGGERI. 


Si, come no. 
Lasagna, polpettone con mortadella e scamorza cotto in una finta genovese, verdure grigliate e marinate ed una torta che per forza di cose doveva essere fresca. Almeno nel sapore. Base di biscotto, crema inglese al limone, gelatina di limone e frutti di bosco. 

Ah, ho scoperto ieri grazie a mia suocera di aver fatto una crema inglese, mica lo sapevo io.

Mi ripeto sempre che nell'arco di 12 anni son passata dall'apatia verso il cibo e la cucina (e molto probabilmente per questo andavo allegramente oltre il quintale) al piacere più puro dell'assaggiare di tutto e nel vedere le persone mangiare qualcosa cucinato da me. In una delle puntate di "No Reservation" dove quel tipaccio di Bourdain gira il mondo e mangia mangia mangia, uno degli ospiti, un cuoco, dice qualcosa che suona più o meno così:" quando vedo le persone mangiare e apprezzare quello che cucino, mi sembra di essere davanti a due persone che fanno sesso." Mi sono accorta che è esattamente quello che provo io: i "miei piatti" devono passare prima per il mio palato ed il mio giudizio, ma vedere gli altri essere contenti di quanto hanno sulla forchetta...beh, va oltre la soddisfazione. Mi luccicano gli occhi quando sento l'ing. dire cose del tipo "era troppo buono" oppure "dammene un'altra fetta!".
Tutte queste cose, naturalmente l'ing. le sa e qui scatta il mio regalo di compleanno!!!

Il 24 settembre mi attende la prima lezione in una scuola di cucina!!! Sono singoli appuntamenti su diversi argomenti e si tratta naturalmente di un corso amatoriale, ma con uno chef vero. Avete capito ora perché sono andata in agitazione?
È stato un regalo stupendo a cui solo una persona come lui poteva pensare! 
Quindi ragazze care, incrociate le dita per la sottoscritta e speriamo sia una bella cosa!




Intanto beccatevi qualche fotina di questa luuuunga ma stupenda settimana!
(sono o non sono brava a metterle alla fine di tutto così potete anche evitarvele???)


Festeggiamenti del 12
Lasagna (napoletana, ma non troppo)


Il polpettone cotto nella finta genovese nel coccio
Le verdure grigliate


La torta: essendo io incapace nella decorazione, son rimasta troppo contenta per questo improvviso acume artistico! Vi assicuro che per me è tanta robbba!



Ah, stamattina l'istruttore di sala deve avermi guardato in faccia: " da oggi nuova scheda e allenamento più intenso!"
OMG!

venerdì 31 agosto 2012

Conto alla rovescia

Tra poco toccherà togliere quel "quasi" accoppiato alla parola "trentenne" e accettare di farsi chiamare "Signora" (come se non accadesse già!).
L'ing. ogni giorno, da circa due settimane, me lo ricorda aggiornando la lavagnetta.
Però ha pensato ad un regalo stupendo: talmente stupendo che quando mi ha chiesto se l'idea mi piacesse, son diventata tutta rossa e pure blu vista l'ansia che mi ha preso immediatamente dopo.


No, tranquilli, non ci si sposa!

giovedì 23 agosto 2012

Non ho vinto la lotteria e non siamo ancora in vacanza!


Vi ho lasciate un po' così la mattina della partenza, ma ho letto tutti i vostri commenti e vi ringrazio tantissimo per i pensieri. Quindi un po' di semplici aggiornamenti:

- il 13 agosto siamo tornati a caaasa. Abbiamo lasciato Numana il giorno 11 dopo esserci rosolati ben bene per 5 giorni in cui non abbiamo fatto assolutamente nulla se non mangiare e scendere in spiaggia. Voi non potete capire la fatica di stare lì a poltrire fino le sei del pomeriggio! Ogni tanto bisognava per forza nuotare un po', eh!
La sera ci si "faceva belli, ganzi e manzi" e salivamo la Costarella, una stradina che porta al centro storico. Ecco: le prime due sere volevamo morì! Tutte quelle scale con quel caldo ci hanno fatto temere il peggio per le sere successive. Poi sono arrivati i venti da nord ovest e tutto ci è sembrato decisamente più sereno! Pensate che ho tirato fuori il giubbino di jeans!


- il giorno 11 abbiamo lasciato le Marche per andarci a rifugiare a Pienza in un alberghetto che conoscevamo già. Così come conosciamo a menadito Pienza. Tutto questo per ribadire una serata a mangiare la fiorentina qui: penso sia la quarta volta che andiamo appositamente a Montepulciano per quell'oste che vedete in foto (fa paura ma è innocuo) e soprattutto per i suoi affettati e la sua carne. Purtroppo non abbiamo alzato il record dell'anno scorso di 1kg e 800gr. Eravamo intenzionati anche a mangiarne 2kg, ma ci siamo fermati ad 1kg760gr.

- il 14, dopo aver disfatto i valigioni, abbiamo ripreso la macchina destinazione casa dei miei per andarci a riprendere il Cicciogatto!


- da allora è passata più di una settimana, ma ancora non abbiamo ripreso la routine: ci sentiamo ancora in vacanza (l'ing. rientra a lavoro il 27) e approfittando anche della presenza della sorella dell'ing. (con famiglia) pranzi e uscite si susseguono con una certa regolarità. Ho visto per la prima volta il Borgo di Casertavecchia. C'è una cattedrale che dal mio punto di vista è stupenda nella sua semplicità. Se capitate da queste parti andateci! Comunque sia ora mi godo il momento e ad una dieta disintossicante ci pensiamo da lunedì! A tal proposito qualche giorno fa abbiamo fatto una cena a base di salumi e formaggi toscani e crostini e aperitivi vari a caaaasa con una coppia di amici, ieri sera di ritorno dal mare abbiamo mangiato 2 polli arrosto in tre e a pranzo siamo invitati a mangiare i fiori di zucca ripieni e fritti. Roba che solo a scriverla mi si alza il colesterolo!!!

- caaasa si è arricchita di qualche nuova cosina (come puntualmente può notare chi mi segue su fb) e noi siamo sempre belli ganzi e manzi e pure pieni d'ammmmore. 


- mi sono preparata al mio settembre da disoccupata (auff) con ben tre libri della Austen: finiti quelli avrò terminato tutti i suoi romanzi. Spero di trovare qualcosina prima di terminarli: certo che leggere di donne il cui unico pensiero erano i balli e le relazioni interpersonali non è proprio di buon auspicio, ma speriamo. Intanto io continuo a mandare cv.

E basta così: vado a convincere lo stomaco che tra un paio di ore si pranza ed intanto vi lascio qualche fotina!


Il balconcino della nostra camera a Numana
Una finestra camminando nel borgo di Casertavecchia


La tavola apparecchiata per la cena fredda che abbiamo organizzato  a caaasa

Colazione a Pienza

La fiorentina di quest'anno

La nuovissima lavagnetta magnetica per i post it

Cornice creata in un pomeriggio con le foto dei tanti piatti mangiati fino ad un anno fa



domenica 5 agosto 2012


Quest'anno "lavorativo" è stato differente. L'ho detto ieri alla sorella dell'ing. e ci stavo pensando stamattina mentre un'insonnia dell'ultima ora -di quelle che ti colgono un'ora prima suoni la sveglia- mi ha fatto decidere di alzarmi una volta per tutte.

Da metà agosto 2011, ovvero da quando siamo tornati dalla nostra vacanza gradese/toscana, ho ricominciato a studiare in maniera matta (non avendo lasciato i libri nemmeno in spiaggia) per dare gli ultimi due temutissimi esami a settembre. Esami che non si sono rivelati poi tanto difficili se non per la mole di pagine e per quella strizza data dal "mi devo laureare a dicembre". Dal 30 settembre è iniziato il lavoro di tesi e nemmeno quando ho consegnato la domanda in segreteria la mia relatrice mi ha assicurato "puoi laurearti a dicembre". Comunque sia, in tutta questa baraonda ansiogena l'ing. ha perso un po' di barba ed io un po' di capelli. Ma il 15 dicembre 2011 tutto è finito. In bene aggiungo.

Una ventina di giorni di festa in cui mi sono data alla cucina natalizia e ad un fine settimana orvietano per l'Umbria Jazz Winter, che gennaio 2012 è arrivato e con lui l'inizio delle pratiche per caaasa.
Di natura, superato un ostacolo, l'uomo moderno se ne crea un altro: ci siamo dati un'altra scadenza per andare ad abitare nella nostra casetta.
Maggio 2012. Nel frattempo ogni venerdì sera prendevo la mia seicento e arrivavo nell'allegro paesello. Venerdì, sabato e domenica erano destinati a cercare mobili, montare mobili e sperare di rientrare nei tempi.
Anche se ci si diceva che dopo tutti questi anni un giorno in più non avrebbe fatto la differenza, ammetto che un po' ho (abbiamo anche) spinto i tempi.

Finalmente il 4 maggio il trasferimento.
Ammetto di essermi finalmente rilassata. C'è da dire però che in tutti i mesi precedenti, durante la settimana, quel santo uomo lavorava. Inutile dire che mi è dimagrito un altro paio di chili che non ha ripreso più. Al contrario della sottoscritta.
Il cambiamento però è radicale, benché siamo comunque belli che adulti: preciserei due adulti con una decisa propensione all'ansia; un fattore da non sottovalutare per l'indice di stanchezza prodotta in tutti questi mesi.

Vabbè è finita.
No.
Potevamo finire un anno del genere pensando unicamente alle vacanze?
Giusto dieci giorni fa mi arriva una telefonata di Pansymother: "Papà ha avuto un infarto". Maledicendo il suo modo di mangiare e le sue sigarette, tremando chiamo l'ing. che era a lavoro "prendo la macchina e scappo a casa" con sua pronta risposta "ma dove diamine vai a questa maniera, esco da lavoro e andiamo insieme".
Fino a ieri sono stata a casa dei miei dove ci ha raggiunti anche mia sorella che, povera, si è fatta cinque ore di intercity ad andare e a tornare. Ogni giorno spola in ospedale, medici e infermieri che perdevano le analisi di mio padre e tante contraddizioni. Ah: due interventi.

Ora si: ora abbiamo chiuso l'anno. Fortuna mio padre è già a casa e, non fosse altro che per una questione cronologica, ribadisco che abbiamo chiuso l'anno. Perché stamattina ce ne partiamo.
Più di una persona ci ha detto che ce li meritiamo questi giorni di relax: chiaramente sono persone che ci vogliono molto bene ed io dico che sì, ce li meritiamo, ma siamo comunque fortunati su tutta la linea.

Ci vediamo presto: speriamo abbronzati e rilassati!



mercoledì 18 luglio 2012

Convivendo


Quello che mi ha sempre fatto paura del matrimonio e della convivenza in generale è l'abitudine. È quella, a parere mio, che rende tutto il resto difficile, che mostra il lato peggiore di noi stessi e mattone dopo mattone crea muri ancora più alti di quanto non lo siano già le difficoltà di ogni giorno.
Parlo di difficoltà oggettive come far quadrare i conti e soggettive che possono andare da un'iniziale innocua incomprensione ad un qualcosa di ancora più stupido come una qualsiasi recriminazione fatta in un momento di nervosismo.
Quando si è fidanzati, quando ci si vede per uscire, per vedere un film o anche per fare una vacanza insieme, la prospettiva è -giustamente- differente: anche in questi casi il momento no può esserci, ma normalmente si tende a passare su certe cose per non rovinare il momento, per far si che quelle che ci sembrano poche ore insieme, non possano essere ricordate per un litigio, magari stupido.

Fondamentalmente poi, sono stata sempre una persona chiusa, una a cui piaceva star da sola, che non ha amato le amicizie pressanti, gelose. Di conseguenza lungi da me un rapporto con un compagno possessivo. Questo forse dipende dal fatto che specialmente in un uomo ho cercato la sicurezza. Non il padre sia beninteso (sebbene mi si accusi di avere uno spiccato complesso edipico, o di Elettra nel mio caso), ma qualcuno che sia fondamentalmente leader e che non viva le sue insicurezze (quindi le gelosie) a ridosso di una donna.
L'ing. è il giusto equilibrio: fondamentalmente è un "capo", ma lo è con discrezione; sa quando è il momento di ritirarsi e soprattutto se non è sicuro di qualcosa rimane sulle sue. Si mostra appena appena geloso più per stimolare la mia vanità che per un suo reale bisogno.

Ma l'ing. non è perfetto, come non lo è nessuno, come non lo sono io. Sono una perfettina, una rompiscatole per dirla più chiaramente, ma sono anche fortemente insicura. In questo nuovo ruolo di donna di casa (il mio inutile curriculum è nei database di qualsivoglia agenzia, ma dubito riesca ad arrivare anche solo alla scrivania di qualche addetto al personale) cerco di dare il meglio, ma è chiaro che non sempre mi riesce. E capita che lui mi prenda in giro per queste cose. Lo fa bonariamente, ma non si è arrabbiato nemmeno quando, da fanatico della camicia quale è, le prime volte si ritrovava con pieghe fatte da questa mano inesperta con il ferro da stiro.
Il mio voler essere perfetta, il pensare che in fondo ho solo una casa da gestire e non riuscire a farlo nemmeno a modo, mi manda(va) in tilt. Capita ancora oggi che prenda male i suoi "siparietti" per poi vergognarmi come una ladra.
La mia vergogna è data dal volere per lui il meglio e non poterglielo dare e viene alimentata dal fatto che sia il primo poi a cercarmi, coccolarmi e rassicurarmi.
Per non parlare di quando lo vedo pensieroso o addirittura triste e non mi riesce di sollevarlo dai suoi pensieri.

Eppure.
Eppure mi capita, maggiormente in questi giorni, di fermarmi a guardare qualche sua foto quando lui non c'è o di guardarlo quando non se ne accorge o quando inizia a sonnecchiare sul divano e davvero tutto si fa più chiaro. Mi batte il cuore e mi accorgo di aspettare il suo ritorno con ansia, mi rendo conto che allora è vero, che siamo insieme. Che quello che aspettavo da anni adesso è qui, lo sto vivendo. Stiamo vivendo insieme. Che son passati i tempi del 56k e delle sue traversate con il treno, della nostra prima vacanza di quattro giorni a Civitella Alfedena, del "ci vediamo tra due settimane" e di tutto il resto.
Sono passati solo poco più di due mesi ed il mio pessimismo mi ricorda di non darmi troppo alla pazza gioia, di non esternare con troppa convinzione qualcosa che potrebbe cambiare con il passare dei giorni. Ma non capisco perché non debba essere felice di questa chiarezza: non ci sono mai stati troppi "per sempre" nel nostro rapporto e abbiamo iniziato senza troppe aspettative cercando di prendere il buono che veniva. E mi piace continuare così, con quella conoscenza dell'altro che mi da quella buona tranquillità, cercando al contempo di non crogiolarmi nella stessa.

Perché poi lì potrebbe farci lo sgambetto lei, l'abitudine. Quella triste.






venerdì 15 giugno 2012

Aggiornamenti vari: ovvero come procede la vita da queste parti

- Tristemente, ma davvero tristemente, la sera crollo sul divano ed anelo le coperte. Questo accade non più tardi delle 22.30. Per fortuna quando usciamo con amici riesco tranquillamente a tirare qualche oretta in più.

- Il giorno del mio onomastico è spuntato il primo girasole dai semi che mi regalò mia sorella. È stata una sorpresa grandiosa ed ora me lo guardo orgogliosa attendendo escano anche gli altri!

- Durante il fine settimana, da un po' di tempo a questa parte, con l'ing. viviamo grande vita mondana: esempio eclatante è stata la scorsa in cui si è unita una cena con amici al sabato ed il primo vero pranzo domenica (con i vecchi di entrambi) a caaasa. Dopo tutto questo mangiare l'ing. si è ammalato ed io mi sono andata ad ammazzare in palestra.

- Ah la palestra! Attualmente mi vede quattro volte a settimana per circa 100/120 minuti ogni volta. Con mia grande gioia mi sono fatta inserire in scheda anche le macchine per la parte superiore. Mi esalto quando sollevo pesi, sono sostanzialmente un uomo.

- Dopo un mese in questa ridente cittadina, una bella domenica siamo andati alla Reggia di Caserta. Insomma ce l'abbiamo a dieci minuti ed io l'avevo vista solo una volta da piccina. L'ho apprezzata decisamente di più, anche se alla fine della nostra camminata (6 ore fermandoci solo per un ghiacciolo) ero un tantinello stanca.

- Ho ricominciato, da un paio di settimane, a riscrivere il diario alimentare. Mi aiuta a non cedere al richiamo delle cose buone in dispensa, ma non per questo gli sfizi non me li faccio passare o peso tutto quello che mangio. Diciamo che non mi sto dando alla pazza gioia e durante la settimana cerco di risparmiarmi per la fine!

- La palestra ed il diario mi hanno aiutato e dopo mesi e mesi mi sono pesata. Pensavo di essere schizzata verso i 75/76, ma fortunatamente non è stato così. 72 e sto (con mia grande felicità)

- È chiaro comunque che tanto bene non sto: quando ho detto all'ing. del peso lui mi ha preso in giro e mi ha scritto un sms: "vedi che deve essere rotta la bilancia, fai la prova con un fusto d'acqua.". Nonostante abbia subito compreso che si stava burlando delle mie fisse sono andata a prendere una confezione da sei di acqua e l'ho pesata. La bilancia è ok.







mercoledì 6 giugno 2012

Sono una maledettissima fit addict (insomma "me piace da morì!")

Una delle cose sui cui l'ing. non poteva passare, era il fatto che con il trasferimento io avrei abbandonato la mia routine in palestra tanto che nel prospetto delle spese che abbiamo fatto e rifatto più volte prima di metter su casa, una delle prime voci era dedicata ad un abbonamento.
C'è da dire che in questo primo mese di convivenza non ho avuto molto tempo per pensarci: avevo da organizzarmi un modo di vivere differente e piano piano i tempi per ogni singola cosa sono diventati sempre più ristretti tanto che se prima per pulire caaasa ci mettevo due ore, adesso riesco a farlo in meno.
Sicuramente non andare in palestra ha contribuito al mio vedermi male (vedi post precedente) e ai miei attacchi di panico che ho dovuto -di nuovo- sedare con il mio escitalopram a scapito dei miei rapporti interpersonali (è matematico: quando prendo quelle gocce, tempo mezz'ora e muoio di sonno!).
In tutto questo, praticamente dietro casa (2minuti a piedi) c'è una palestra. Per un mese intero ci sono passata davanti perché è di strada per il conad dove mi rifornisco di pane e latte. Per un mese intero ho rimandato e non mi sentivo mai pronta nemmeno per andare a chiedere informazioni. Poi lunedì ci ripasso e la porta era aperta, spalancata: l'ho interpretato come un segno del destino, anzi come un calcio in cu...ehm, un incentivo ad entrare.
La mia insicurezza nel relazionarmi agli altri mi porta a pensare che chiunque abbia a che fare con me sia una "bestia" pronta a trattarmi male. Naturalmente così non è stato e così son riuscita addirittura a sorridere al titolare della palestra quando mi sono congedata.
A farla breve stamattina sono andata a fare la mia prova: si tratta di fare sala (i corsi sono la sera e a dirla tutta l'idea di cambiare allenamento mi stuzzica, quindi per ora va benissimo così!) tre volte a settimana. Per oggi la sessione è stata abbastanza leggera, ma piano piano ritornerò ad incrementare ed i giorni diventeranno quattro.

Ho passato le tre ore successive con un sorrisino sulla bocca: sto bene quando faccio sport, sto veramente bene. Questo, lo so, mi permette di vivere meglio anche il mio rapporto con il cibo e di far vivere meglio anche l'ing. Non è un caso se ancora prima di trasferirmi lui era solito dirmi:"mi raccomando quando verrai qui iscriviti in palestra. Non tanto per la tua salute, quanto per la mia!". Quanto aveva ragione!















giovedì 23 febbraio 2012

Lo sport da obesi

Lungi da me dare direttive sullo sport da praticare quando si è obesi: quella che segue vuole essere piuttosto una riflessione totalmente personale sul movimento.
Come già sa chi mi segue da splinder, è stato "grazie" alla mia discopatia se ho iniziato a frequentare una palestra con annessa piscina. All'inizio annaspavo in acqua e penso sia stata cosa buona perché mi son modellata tanto, ma con i miei 130kg non riuscivo nemmeno a seguire una lezione di acquagym senza affannare.
Piano piano che i chili scendevano ho preso fiducia in me, il cuore è diventato certo più forte ed ho scelto, verso gli 80kg, di seguire le attività che si svolgevano in palestra.
Non sono poi lontanissima da quegli ottanta, essendomi attestata ora su un peso che oscilla tra i 72 ed i 75, ma tre anni di allenamento tutti i santi giorni hanno aumentato la mia soglia di resistenza.
Oltre ad essermi appassionata al fitness mi rendo conto che non è solo merito delle endorfine se allenamenti che per i novellini sembrano pesantissimi, per me sono più che "normali". Guardo però i novellini e scatta il paragone con il periodo in cui IO ho cominciato a muovermi. La maggior parte di loro sono di costituzione normale: dicono, magari, di voler dimagrire, ma per come la vedo io avrebbero bisogno solo di tonificare per togliere un po' di pancetta o avere un aspetto più sano. Ho l'impressione che non "spingano", che al primo accenno di stanchezza siano lì pronti a deporre le armi.
Ma cos'è l'allenamento senza quella minima soglia di fastidio che devi oltrepassare ogni volta? È proprio quella che fa si che la volta dopo tu possa fare tre secondi in più.

Ora io mi chiedo: perché io, anche a 130kg non mi sono mai lamentata del lavoro dell'istruttore? Ammetto che anche da piccola ho sempre avuto una sorta di "sindrome da prima della classe" e fin tanto non mi sono stancata ho combattuto contro l'handicap naturale che mi portava il peso. Quando ho ricominciato la palestra raramente mi sono fermata: ho rallentato se sentivo di averne veramente bisogno, ma fermata mai. Pensavo "se mi fermo tutti penseranno che è normale perché sono grassa".

Ma queste persone capiscono realmente cosa vuol dire muoversi con venti, trenta chili in più? E se i chili sono cinquanta o sessanta, come si permettono di venir vicino e dire "non ce la faccio, ma voglio dimagrire"?
Rischio di diventare volgare, ma giuro che risponderei loro (perdonatemi i francesismi):" vuoi dimagrire? Mangia decentemente, fatti il mazzo e ringrazia in terra se TU hai sempre potuto muoverti".
E si, perché quello che mi è sempre mancato e che fa capolino ancora oggi ogni tanto, è la perenne sensazione di non poter fare qualcosa per colpa del mio peso: non poter sedermi in una sedia, sbilanciare una panca dove sono sedute più persone perché sono la più pesante, non poter usare un attrezzo perché non supporta tutti i miei chili, non poter fare uno sport perché morirei dopo cinque minuti.

So che adesso non dovrei farmi tutti questi problemi, ma l'ultima volta mi è capitato quando ho iniziato a praticare (meno spesso, lo ammetto) l'urban rebounding, altresì rinominato da noi della palestra "zompettiamento".
Si tratta di una pedana elastica sulla quale, a suon di musica si salta verso il basso (quindi gambe sempre flesse) azionando in maniera speciale gli addominali, compiendo movimenti differenti che coinvolgono un po' tutto il corpo. Non ricordo se ne ho già parlato, comunque sia è una manna per la circolazione, per sviluppare l'equilibrio ed un lavoro aerobico non indifferente. Senza contare che a fine lezione facciamo anche esercizi di tonificazione usando il tappeto stesso.
Ora secondo voi il mio problema quale è stato? Si, lo so che lo state pensando: "e se non mi regge? E se mentre salto si sfonda?"


Ecco, questa è l'eredità della mia obesità ed un po' sento ancora un certo gap con le persone normopeso, nonostante io possa dichiararmi sì in sovrappeso, ma certamente un minimo più allenata.



venerdì 13 gennaio 2012

L'agendina verde

Non scrivo tanto perché in realtà dall'ultima volta si sono compiute tante piccole cose, ma nessuna novità rilevante è definitiva.
Chiaro che in questo periodo mi ritrovo a fare la casalinga, mandare curriculum, spulciare la rete alla ricerca di qualche modo per "portare a casa" qualche centinaio di euro e progettare tanti piccoli dettagli per quello che sarà. Ridendo e scherzando, lavando e ramazzando, la mattinata se ne va.

Finalmente dopo mesi durante i quali mi riusciva poco e male leggere libri di piacere, ne sto divorando uno dopo l'altro. Un'oretta dopo pranzo, sul divano, caffè e gatto vicini, mi rilasso prima di rimetter mano a qualche servizio.

Ma tutti i progetti hanno bisogno di un posto dove essere annotati. Quasi per caso, alla ricerca di un blu per verniciare una parete, avevo bisogno di appuntare dei codici colore ed ho estratto dalla borsa questa agendina verde. È un regalo dell'ing. che volendo fare il paio con una cartella verde lucido (quella che orgogliosamente portavo alla laurea, con dentro la tesi verde. Che tipa!) me la regalò pensando potesse tornarmi utile. Piccolina, con una matita che si inserisce comodamente nel dorso, va in tutte le borse, anche le più piccine. Comunque sia il primo appunto è stato proprio quello del colore e poi mi son detta: ma perché non usarla per tutto quello che riguarda la nascita di questa casa?
In poco tempo si è riempita di comparazioni per la scelta dei fornitori luce/gas, schemini riguardanti le offerte telefoniche, per non parlare (perché sono ragioniera inside) delle previsioni di spesa con relative scadenze fino alla fine dell'anno.

Mi piace pensare che proprio questa agendina possa essere come un diario: come la storia di tutto quello che sarà di qui ai mesi che verranno.
Mi sento terribilmente sentimentale quando faccio certe cose...



mercoledì 4 gennaio 2012

Progetti

Parlando dei regali di Natale con alcune ragazze dei corsi in palestra che conosco ormai da qualche anno, mi sono fatta "scappare" che da mia madre avevo ricevuto un mezzo corredo che consta in lenzuola matrimoniali, set di asciugamani ed un paio di tovaglie. 
Le ho fatte divertire (perché certe volte a dispetto della mia pesantezza divento un mezzo giullare e mi diverto a mia volta a vederle ridere) raccontando di due graditissimi regali rispettivamente della suocera e della cognata: un libro completissimo di ricette ed una chitarra abruzzese.

Il messaggio di queste tre donne diretto alla sottoscritta sarebbe palese anche ad uno stolto di passaggio magari ubriaco: è tempo di andar via.
Con mia grande soddisfazione le compagne di spogliatoio hanno ricamato punti a giorno, punti nascosti ma non tanto e punti a croce, precisando che se pansymother ha preparato il corredo, le altre due donne dell'ing., con i loro regali, mi hanno intimato di trattar bene il pargolo, iniziando da quanto gli è più caro, ovvero la cucina.
Apro una piccola parentesi.
Adoro questa piccola cerchia di ragazze (accuratamente selezionate) perché ci unisce un pettegolezzo frivolo capace di non offendere mai la sensibilità delle altre, il piacere dell'attività fisica e, naturalmente, quello della tavola. Insomma non ho a che fare con delle fissate, piuttosto con ragazze che frequentano la palestra tutta la settimana per permettersi la degustazione di birre o la cena abbondante durante la fine settimana.
Chiudo la parentesi e vado al nocciolo.


Tutto questo per dire che in un momento di serietà, proprio una di loro mi ha detto: "eppure sai che mi manca questa cosa del far progetti insieme?".


Una frase che mi è entrata nel cervello e alla quale ho ripensato anche nelle ore successive. I nostri progetti stanno iniziando a prendere forma anche se attualmente solo nelle nostre testoline. Siamo davvero agli inizi, alla programmazione di quello che si deve fare, ma è una cosa che è venuta quasi naturale. Lentamente e con le fortune del caso, ma è sembrata una progressiva crescita del rapporto. Una naturale evoluzione di noi due.
Insomma, l'intenzione di vivere insieme c'era già qualche anno fa e ricordo che quando l'ing. iniziò a dichiararmi questo suo pensiero io non ci credevo. Non credevo possibile, pur dopo 7/8 anni di relazione, che un uomo potesse pensare di vivere con me.
Quando poi, in dirittura d'arrivo dei miei studi abbiamo incominciato a parlarne in maniera più "reale" ho buttato mille volte giù il suo entusiasmo dicendo che fin tanto non avessi avuto uno straccio di lavoro non avremmo potuto pensare di arrivare nemmeno a metà mese. In quanto essere razionale e pensante (più di me) a suo tempo scardinò una ad una le porte delle mie lamentele con precisione certosina e calcoli approssimativi, ma abbastanza veritieri.


E quindi si inizia: toccherà districarsi nella burocrazia delle utenze, nella scelta dei fornitori, nel modo più economico e congeniale per arredare una casa fondamentalmente giovane e sistemare questa casetta che diventerà piano piano sempre più nostra.
Contiamo di non esaurirci troppo e di vivere la cosa con tanto divertimento.
Ma attualmente quello che amo più di tutto è il suo modo di vivere la cosa: lo sento preso, propositivo. E se le varie procedure e gli incartamenti non prenderanno il sopravvento su questo suo modo di fare, sarà tutta discesa.

mercoledì 23 novembre 2011

L'incertezza dell'imperfezione

Un vecchio adagio, secondo me a ragione, sostiene che "chi fa da sé, fa per tre". Aggiungo che a me basta fare da me per me.
Ho scoperto, in questi ultimi anni, di non avere nulla in meno di altri: parlo in particolare del settore universitario. Certo, c'è chi è un genio, chi riesce a fare le nottate sui libri, chi pur non studiando (qui però rientra un discorso a parte del "vado in facoltà solo per prendermi il voto") passa velocemente tutti gli esami. Io no. Io sono una ragazza media, talmente media che quando però ha deciso che doveva finirla con questa facoltà, ha lavorato ed è riuscita a finire questi benedetti esami.  
Tutto questo è dipeso da me. L'eventualità che potessi non riuscirci c'era e per questo entravo in crisi (sia messo agli atti che l'ing. in questi due anni ha dato il  meglio di sé in quanto a supporto psicologico); tuttavia questo soddisfaceva il mio sempre presente bisogno di controllo. Controllavo me stessa, ero intransigente con me stessa, quindi il momento in cui qualcosa non andava potevo prendermela con me stessa.
Ho capito, invece, a due mesi dall'ultimo esame (e con la prima stesura della tesi interamente in mano alla relatrice) che vado nel panico più assoluto quando qualcosa non dipende da me.

Sembrerà una cavolata, ma attendere la correzione di questi tre capitoli mi sta mandando in palla.

Questa ora è una cosa più eclatante (ho paura che tutta la tesi sia uno schifo, che abbia sbagliato tutto, che la prof. mi dica che devo rifarla per buona parte e che quindi la sessione autunnale vada a mangiarsi il panettone), ma è così anche nelle cose più stupide: se devo uscire con gli amici e sono loro a darmi un passaggio, vado in crisi. Mi preparo mezz'ora prima pur sapendo che loro arriveranno con mezz'ora di ritardo. Una leggera ansia mi accompagna per tutto il pomeriggio che precede l'uscita.

Ora secondo voi perché sto scrivendo? Perché attendo che venga una ragazzina alla quale cerco di far capire cose di musica che con il prof. proprio non riesce: peccato che la ragazzina in questione non sia esattamente la precisione fatta persona. E non solo per gli orari, ma anche per i giorni. A me non costa nulla cambiare giorno ed orario, tanto più ora che sono un'allegra disoccupata in attesa di una mail (leggi: relatrice), ma nella mia bacata testolina se ho fatto quel progetto, quello deve essere.

Pensate che stamattina mi sono anticipata la cottura delle patate al forno per cena perché altrimenti avrei dovuto accendere alla stessa ora forno a 220° e riscaldamenti, ergo casa non si sarebbe riscaldata bene.
A mia discolpa aggiungo che a leggerle certe cose, mi spavento da sola...
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