martedì 28 gennaio 2014

Due in un sol colpo


-Sei pronta?-
- Insomma...-
- Tanto andiamo! -



Come sempre, quando mi serve quell'ultima spintarella per fare qualcosa, l'ing. è determinante. E così, in una giornata di pioggia casertana, dopo essersi preso un paio di ore di permesso (che porello, sconterà tornando più tardi in questi giorni, immagino), è passato a prendermi per andare all'appuntamento.
Ora, io ho 31 anni, non 15 e anche per colpa del carattere che mi ritrovo, tendo a pensare un po' troppo alle conseguenze. Si trattava di una cosa "per la vita" e visto che questo è l'anno (e si spera, gli anni) in cui deciderò e decideremo un po' di "cose per la vita", direi che è stato il tempo giusto.
Dopo aver fatto il piercing al naso a 26 (?) anni, ho deciso di intrattenermi con un tatuatore opportunamente selezionato secondo precisi canoni di igiene e serietà nel lavoro (nonché prezzo!) per un paio di ore.
Un paio di ore e qualche pausa ci sono volute non per arazzarmi l'intero corpo a mo' di Cappella Sistina, ma per realizzare i due tatuaggi che avevo in testa.



Insomma, la mia prima volta in uno studio di tattoo è stato doppio! 
Il tribale è stato più un vezzo e come tale ("Chi bella vuole apparire un poco ha da soffrire"!) ha fatto maluccio in qualche punto. La farfalla dietro la mia zazzera (parte del collo dove non ci sono capelli) invece è IL tatuaggio: quello che pensavo di fare da anni, quello che avrei sempre voluto sul mio corpo fossi mai riuscita ad abbassare il livello di DCA. Quello che simboleggia il mio rinnovamento.
E quello che non ha fatto assolutamente male, tanto che quando l'uomo con la pistola ad aghi ha detto:"Abbiamo finito!", alla maniera della ragazzina PIC (la ricordate?) ho risposto:"Di già?".

E allora oggi me ne sto buonina a casa, salto l'allenamento e mi spalmo di pantenolo. Per una settimana mi toccherà mettere a ferro e fuoco solo la parte superiore del mio corpo, evitando corse e corsettine, ma da amante della ghisa e poco del cardio mi va più che bene.

E basta così.
Anzi no.
Non vi raccontavo la parte più divertente, ovvero qualche reazione all'evento.

Mia cognata, divertita
- Dià a te il matrimonio ti ha dato alla testa! -

Mia sorella, tatuata e piercingata prima e più di me
- Ma finalmente! Ora però tocca raggiungermi come numero... -



Mio marito, nonché mio futuro testimone di nozze
- Grandeeee! Voglio farlo anche io! -

Mia madre alla quale inizialmente ho mandato un whatsapp sperando fosse in treno e dalla quale ho ricevuto pronta chiamata
- Sei seduta?-

- Che è successo? -

- Niente Mà, tranquill... -
- Sei incinta? -
- Noooooo! Ma ieri Augusto mi ha accompagnata a fare un tatuaggio. Anzi due. -
- Ma voi non siete i tipi da tatuaggio!-
- Infatti ne ho fatti due io -

Mio padre (che odia i tatuaggi ed i piercing, che ha piantato storie quando mia sorella è tornata con i suddetti, che ha accusato la stessa mia sorellina quando IO sono tornata con il piercing)

NON PERVENUTO
(L'ing. pensa che quando lo saprà darà la colpa a lui!)






mercoledì 8 gennaio 2014

Non poteva esserci 2014 senza 2013

Penso, prima di tutto, che dovrei smetterla, di cerettarmi i "baffetti" da sola: ho una pelle stra delicata e l'ultima volta, ovvero due giorni fa, nel tirare sono stata capace di tirarmi via la pelle. Quindi adesso, sotto il naso, ho un qualcosa che somiglia ad un graffio. Un po' come quando, a due settimane dal matrimonio estivo di mia sorella, cucinando mi sono scottata su un braccio e naturalmente avevo, per l'occasione, un vestito senza maniche. 
Quest'anno dovrò essere decisamente più cauta, per non ritrovarmi, il 22 dicembre, con qualche cicatrice che il vestito bianco non possa coprire.

Inizio quest'anno, dunque, con un bel countdown, un bel conto alla rovescia, che porterà, si spera senza ostacoli di sorta e per strade non troppo impervie, l'ing. e me alla fatidica firma in non si sa ancora quale sala comunale.
Quello che è certo è che questo 2014 non sarebbe esistito senza il 2013.
Senza tutte le nuove piccole grandi sfide che ci si sono presentate davanti: parlo sempre al plurale perché anche se alcuni momenti difficili ci hanno riguardato singolarmente, abbiamo provato sempre ad affrontare tutto insieme. 
Senza il 27 luglio, il matrimonio di mia sorella ed il suo bouquet che mi ha regalato.
Senza la nostra decisione, un mese dopo, di sposarci (sul "nostra" questa volta metto le virgolette, perché ultimamente mi è parso di capire che prima di iniziare a dirmi qualcosa, l'uomo ci aveva pensato abbondantemente su!).
Senza i nostri conti, i preventivi, le mail, le sfilate, le fiere, le telefonate.
Senza i miei giri in solitaria per atelier e la scelta del mio vestito.
Senza, la notte di Natale, la sola dichiarazione ufficiale che abbia mai potuto desiderare.

Già, la dichiarazione.
Di quelle con tanto di canzone, discorso, mani nelle mani, occhi negli occhi, lacrime, lui in ginocchio e anello di fidanzamento.
La notte di Natale.
Un anello che era stato abilmente (pure troppo per il mio essere tonta), nascosto in uno dei miei regali: un anello che ha almeno cinquanta anni e fu di sua madre, di mia suocera.
Ora lo indosso e tutto questo per me ha un significato particolare: per la promessa, per le promesse che ci siamo fatti quella notte, per il ricordo che ho di lei e anche come augurio, affinché questa unione possa essere come quella che fu dei suoi genitori. 
In momenti come questo ricordo sempre quanto mi disse mentre la osservavo cucinare un pranzo domenicale: la vita insieme è fatta di compromessi, un po' tiri tu la corda, un po' la fai tirare a lui.
Lo disse ed era di profilo, quindi la ricordo con la luce del sole sulla guancia destra, un po' piegata sul fornello, mentre trafficava; ma mi sorrideva e parlava pacatamente.
Sembra banale, ma alla fine penso sia esattamente così: le piccole questioni vanno analizzate, calmierate perché sono proprio quelle che scavano scavano e alla fine ti ritrovi con un buco nella roccia e non sai nemmeno tu come sia stato possibile.

Siamo due esseri umani e come tutti cambiamo: starà a noi e solo a noi.
Quindi qui ci sta un solo augurio per lui e per me: che in qualsiasi circostanza l'uno possa contare sempre sull'altra e viceversa. Bastevoli a noi stessi, più forti insieme.




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